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Lubo di Giorgio Diritti: dal 9 novembre in tutte le sale cinematografiche

Lubo Poster - Foto: Ufficio Stampa

Lubo di Giorgio Diritti sarà dal 9 novembre in tutte le sale cinematografiche italiane. La pellicola, liberamente ispirata a “Il seminatore” di Mario Cavatore edito da Einaudi, è stata presentata in concorso alla 80ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Si tratta di una coproduzione italo-svizzera Indiana Production, Aranciafilm con Rai Cinema e Hugofilm Features e Proxima Milano in coproduzione con RSI Radiotelevisione Svizzera SRG/SSR.

Lubo Poster – Foto: Ufficio Stampa

Lubo di Giorgio Diritti: la sinossi del film

Lubo è un nomade, un artista di strada che nel 1939 viene chiamato nell’esercito elvetico a difendere i confini nazionali dal rischio di un’invasione tedesca. Poco tempo dopo scopre che sua moglie è morta nel tentativo di impedire ai gendarmi di prendere i loro tre figli piccoli, strappati alla famiglia in quanto Jenisch, come da programma di rieducazione nazionale per i bambini di strada (Hilfswerk für die Kinder der Landstrasse). Lubo sa che non avrà più pace fino a quando non avrà ritrovato i suoi figli e ottenuto giustizia per la sua storia e per quella di tutti i diversi come lui.

Lubo di Giorgio Diritti: il trailer del film

Lubo di Giorgio Diritti: le note del regista

Il romanzo “Il Seminatore” di Mario Cavatore, da cui prende liberamente riferimento il progetto di questo film, inizia con l’incipit “gli zingari sono sempre stati un problema”. Lo scontro etnico, la paura del diverso, sono ancora oggi al centro di episodi della cronaca di tutti giorni ed è evidente quanto le differenze razziali o religiose costituiscano elemento di scontro e rappresentino la più forte minaccia alla stabilità delle relazioni tra le persone e i popoli.

La lettura del romanzo mi ha svelato una vicenda storica poco conosciuta di persecuzione nei confronti di una minoranza nomade, gli Jenisch, a cui vennero sottratti i figli al fine di “rieducarli” in un periodo storico compreso tra gli anni ‘30 e gli anni ‘70. Le stime sulle ricerche parlano di circa 2000 bambini. Ciò mi è apparso inquietante e particolarmente stridente per un paese democratico e civile come la Confederazione Elvetica, sovente citata come “esempio virtuoso” nel rapporto tra i cittadini e le istituzioni.

Mi sono chiesto, cosa avrei fatto, come avrei agito subendo una violenza così grande. Avrei reagito contro lo Stato con violenza? Lubo, a cui “rapiscono” i bambini e uccidono la moglie è un uomo solo che improvvisamente si trova in guerra con il mondo, non accetta e lotta contro questa folle discriminazione, vuole ritrovare i suoi figli e cerca nel volto delle varie donne che incontra il volto di sua moglie. Vuole ricostruire un futuro possibile esprimendo anche il suo desiderio di amare, di ritrovare e credere comunque nell’amore.

Il suo percorso, tra i vari Cantoni della Svizzera e dell’Italia, si dipana in un tempo storico di venti anni in cui si evolvono episodi carichi di forte drammaticità, suspense, passione, coraggio. Nello svolgersi degli eventi emerge quanto principi folli e leggi discriminatorie generino un male che si espande come una macchia d’olio nel tempo, penetrando nelle vite degli uomini, modificandone i percorsi, i valori, generando dolore, rabbia, violenza, ambiguità…ma anche un amore per la vita e per i propri figli che vuole sopravvivere a tutto e riportare giustizia.