L’allarme degli indipendenti: “La radio uccide la musica indipendente, i concerti sempre più in mano ai big delle major”
L’allarme degli indipendenti: “La radio uccide la musica indipendente, i concerti sempre più in mano ai big delle major“. La situazione è alquanto disastrosa. Gli indipendenti non entrano più in radio e soprattutto se riescono ad entrarci, in percentuali risibili, non arrivano certo mai ai primi posti. Infatti, ecco la classifica dei primi posti per case discografiche in radio secondo una indagine uscita in questi giorni sul sito All Music Italia verificando le prime 43 settimane di classifiche dell’anno delle classifiche stilate da EarOne e che ha allarmato tutto il settore della musica nazionale.
Warner Music infatti, su 43 settimane di classifiche, è stata in testa ben 21 volte su 43 settimane. Scende al secondo posto Universal che rimane ferma a 16 primi posti nella classifica EarOne e chiude Sony Music Italy con 5 posti. Sono 1 posto a un’etichetta discografica indipendente, ma straniera.
Il manifesto della Filiera della Musica Indipendente ed Emergente
La Filiera della Musica Indipendente ed Emergente fa sapere che la situazione per le aziende italiane della musica nei passaggi in radio e tv nel post pandemia è diventata ancora più drammatica è dire poco e chiede un intervento urgente del Governo che attivi un’azione del Made in Italy musicale attraverso un’azione che apra uno spiraglio per una presenza costante delle produzioni musicali delle aziende italiane nelle radio e tv italiane che sono il primo step per la scoperta di nuovi talenti e l’innovazione della nostra musica.
Per questo chiediamo un incontro urgente al Ministero della Cultura su tale tema e chiediamo al Ministero della Cultura di farsi portatore con noi di un incontro del Mondo della Musica delle Aziende Nazionali Indipendente della Musica con la Rai, con le Radio e con le Tv private e con gli altri media interessati a costruire un percorso di valorizzazione delle produzioni italiane che rappresentano oltre l’80% delle produzioni realizzate in Italia e che devono trovare, anche all’interno degli imminenti Decreti Attuativi del nuovo Codice dello Spettacolo dal Vivo, quote in radio, come in Francia e nei Paesi più avanzati, per le aziende nazionali e per gli artisti indipendenti ed emergenti, fornendo ad ogni esordiente l’accesso all’ascolto nel servizio pubblico, sgravi fiscali alle radio e tv private interessate a valorizzare ancora di più le produzioni italiane, sostegni per i tour all’estero, un credito d’imposta per i live delle piccole realtà musicali per rilanciare tutte la scena musicale delle produzioni degli oltre 2mila marchi nazionali che ogni giorno producono nuova musica e nuovi artisti insieme agli oltre 10 mila artisti e band che ogni giorno in sala prove, in studio di registrazione, sui palchi dei piccoli club e dei piccoli festival, che devono ottenere anch’essi riconoscimenti stabili nelle nuove normative.
Stessa preoccupazione sul versante dei concerti. I grandi concerti segnalano un +676% di incassi a fronte del 2022, mentre non è così per le piccole realtà musicali dei club e dei festival che segnano un aumento solo in termini percentuali di un 25% circa. Si tratta di una leggera ripresa rispetto al 2022 pari a circa il 25% in più, restano però lontani i dati dai periodi sempre difficili ma certamente migliori del 2018/2019 in era pre-covid che continuano a segnare rispetto ad allora un segno del meno 40% circa.
Questo è dovuto alla chiusura di un festival su tre negli anni del Covid e del caro tutto, ma anche a una politica live che meriterebbe una maggiore sinergia tra agenzia dei big e agenzia degli indipendenti per poter supportare il promoter locale con cifre meno stellari per i big affinché resti una parte di budget per il promoter locale per organizzare non solo una data one=shot ma anche un piccolo festival con altri due – tre giorni con artisti piccoli e medi della scena indie per avere maggiori opportunità di introito e far lavorare tutta la filiera.
Inoltre la Filiera della Musica Indipendente ed Emergente segnala l’aumento del peso della burocrazia sia in termini di documentazione da presentare, sempre più complessa e complicata, che in termini di aumento dei costi, almeno del 30% in più negli ultimi 5 anni. Aumenti che sono certamente molto più alti proporzionalmente per le piccole realtà oltre a una politica governativa di supporto alle aziende italiane del live degli artisti piccoli e medi con sgravi fiscali, incentivi e scontistica sui biglietti come si fa per il cinema italiano e una maggiore attenzione della Rai come servizio pubblico a dare ampi spazi radio e tv ai festival e contest sparsi in giro per l’Italia.
Ci attendiamo quindi da questo Governo un segno di discontinuità a favore delle aziende nazionali indipendenti ed emergenti della musica anche aumentando le presenze ai festival tv musicali classici come Sanremo. Infine, grande preoccupazione c’è per la riapertura dei club, dopo la chiusura di un club su tre per il Covid si teme di fronte a un caro tutto speculativo realizzato durante quest’estate che altri club chiudano e riducano drasticamente la propria programmazione live riducendo ulteriormente le opportunità di musica dal vivo nella stagione invernale. Anche qui un intervento governativo, sempre insieme alle Regioni, di sostegno ai club di musica dal vivo che li riconosca attraverso una legge insieme ai festival di musica popolare contemporanea facendoli entrare ufficialmente nel Fondo Unico per lo Spettacolo con un fondo raddoppiato e li sostenga come si sostengono i teatri è sempre più urgente per una politica culturale al passo coi tempi, insieme a un credito d’imposta sempre più necessario per il rilancio del settore.
Per tutti questi motivi la filiera chiede un incontro urgente al Ministero della Cultura prima che, complice anche la crisi economica e la globalizzazione del digitale in mano a pochi monopolisti, scompaia definitivamente la realtà delle aziende nazionali musicali che investono nelle nuove generazioni e passi tutto nelle mani delle multinazionali straniere.